Il termine stress è ormai entrato a far parte del nostro vocabolario quotidiano, e di solito ci si riferisce a questo termine quando ci si sente tesi, in ansia, preoccupati e con un senso di malessere diffuso, associato a conseguenze negative per l’organismo e per lo stato mentale ed emotivo della persona.
In generale, lo stress, viene definito come: uno stimolo nocivo, fastidioso, comunque negativo per il soggetto che lo avverte; una risposta fisiologica e/o psicologica specifica; uno specifico e particolare tipo di rapporto tra il soggetto e l’ambiente.
In sintesi, lo stress viene considerato la risposta biologica aspecifica del corpo a qualsiasi richiesta ambientale e gli stressori sono i vari tipi di stimoli o agenti che suscitano tale reazione. La risposta fisiologica allo stress è di primaria importanza, infatti l’esposizione continua ad una fonte di stress e l’attivazione ripetuta della risposta fisiologica sono direttamente correlati con una notevole riduzione delle difese immunitarie, con anche gravi conseguenze per la salute.
E’ ormai appurata la relazione causale tra lo stress e la salute, e quindi il benessere della persona.
Tra le variabili psicologiche che sembrano mediare e modulare questa relazione fra stress e salute, ci sono anche gli aspetti cognitivi.
Lo stress infatti non sta solo “fuori”, nell’ambiente, ma è anche il risultato di un processo di valutazione della persona. Lo stress viene sperimentato quando vi sono delle richieste esterne o interne al soggetto, che eccedono alle risorse di adattamento della persona.
Un particolare tipo di stress psicologico in ambito lavorativo è il mobbing.
E’ una vera e propria forma di violenza psicologica che si attua in ambito lavorativo, e che implica un aggressore (mobber) e una vittima, il lavoratore aggredito:il mobbizzato. Si tratta ovviamente di un aggressione di tipo “morale” che rappresenta una minaccia per l’integrità psico-fisica della persona che ne è bersaglio. Tale maltrattamento deve verificarsi per almeno sei mesi, e porta a sofferenze psicologiche, psicosomatiche e disagio sociale.
Poiché lo scopo del mobbing è distruggere psicologicamente e fisicamente la persona, è facile intuire che più il soggetto è predisposto ad una bassa capacità di risposta personale allo stress, e più soccomberà per le sue precarie condizioni psico-fisiche che comporteranno un ulteriore danno alla sua capacità lavorativa.
Il mobbing è un cambiamento nel cosiddetto “clima lavorativo”, cioè quello spazio emozionale che non è fatto tanto di parole e azioni, quanto di sensazioni, sentimenti, percezioni.
Un bel giorno, la persona comincia ad avvertire da parte di un superiore o di un collega, una maggiore distanza, una minore cordialità, e si comincia ad accorgere di essere discriminato: gli si impedisce di esprimersi, si tende ad isolarlo, a metterlo in difficoltà, e sopratutto a screditare il suo lavoro. I tipi di azioni persecutorie sono di 5 categorie:
- attacchi ai contatti umani e alla possibilità di comunicare;
- isolamento sistematico;
- cambiamenti delle mansioni lavorative;
- attacchi alla reputazione;
- violenza e minacce di violenza.
I sintomi che si manifestano nelle persone sottoposte a mobbing sono di vario tipo, ma i più comuni sono insonnia, ansia, panico prima di recarsi al lavoro. Comuni sono anche i sintomi depressivi. Dal punto di vista fisico si è osservata: tachicardia, gastropatie, cefalee, dolori articolari, disturbi del comportamento alimentare, del sonno ecc… E sopratutto una graduale e diffusa diminuzione delle difese immunitarie.