In verità chi non c’è è
stato solo nascosto ai nostri occhi
ma la sua presenza respira l’aria.
Come noi respiriamo l’attimo del ricordo.
Insieme siamo l’impossibile presente che
torna indietro mentre gli andiamo incontro…
“Il ricordo è un modo d’ incontrarsi”,
mi porta lontano.
Kahlil Gibran
Ricordare non significa memorizzare, fissare nella memoria. La dimensione del ricordo ha sempre a che fare con la parte emotiva di ciascuno di noi. Per questo i ricordi sono importanti e ci aiutano a costruire il nostro presente.
Ricordare e memorizzare sono due dimensioni differenti. Il ricordo è un’esperienza che coinvolge molto di più che la nostra mente: spesso l’azione del ricordare ci mette in contatto con emozioni, sentimenti e a volte persino con sensazioni fisiche.
Senza la dimensione del ricordo, noi saremmo nulla; il passato ci restituisce le nostre radici, quello che siamo stati, ci dice da dove veniamo, chi siamo, che percorso stiamo facendo o abbiamo concluso e ci aiuta a non fare gli stessi sbagli, ci protegge da incontri o strade intraprese che ci hanno fatto soffrire. Allo stesso tempo il ricordo ci restituisce anche parti belle di noi: una situazione in cui siamo riusciti, un traguardo che abbiamo raggiunto,
Il ricordo di esperienze positive fissa in noi un’abilità, costituisce e costruisce la nostra autostima.
Il ricordo è una traccia che serve a ricordarci che siamo in viaggio verso la nostra realizzazione. Il ricordo dunque ci dà una dimensione di movimento, di cambiamento e contribuisce a mantenere l’essere umano nell’esperienza del divenire. Il Ricordo è un ponte fra ciò che siamo e ciò che eravamo, i ricordi non servono al passato ma fondamentalmente servono al nostro futuro.
Il ricordare un’esperienza passata, anche dolorosa e traumatica, ci permette di superare quell’evento e di cicatrizzarlo, integrandolo nella nostra storia. Ricordare un evento traumatico ci offre la possibilità di ritornarci, in modo “virtuale“ mantenendo una distanza, ma avendo la possibilità di riscrivere una storia, un vissuto da un’altra prospettiva quella appunto del presente.
Il ricordo non è un’immagine statica, tutt’altro, i ricordi cambiano nel tempo. Ogni volta che ritorniamo su di un ricordo lo leggiamo con occhi “nuovi, più vecchi e più saggi”; occhi che nel frattempo hanno visto altre esperienze, occhi che possono leggere o cogliere cose differenti.
I ricordi possono essere modificati, ritoccati, si può dare loro un nuovo sapore, e un nuovo significato.
Infine, il ricordo fissa dentro di noi un vissuto una traccia emozionale che può farci da guida nel nostro presente.
Scriveva Antoine da Saint-Exupèry: “Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini per raccogliere la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito“.
Stefania Colombo