In alcuni momenti della vita mi capita di dare a certe parole, una particolare attenzione. Sono parole che ricerco con cura perchè rappresentano per me un antidoto, un sostegno nell’attraversamento di situazioni critiche.
Recentemente mi sono spesso soffermata su una parola, dignità.
E’ una parola un po’ desueta, se ne parla poco, e ancora meno la si ricerca in termini esperienziali.
Cosa significa che la si ricerca poco in termini esperienziali?
Significa che è uno stato d’animo, un modo di essere a cui si dimentica frequentemente di attingere.
Eppure recuperarne il senso nella propria vita è un potente antidoto a paure, rabbie, critiche (interne o esterne), momenti difficili di diversa natura.
Ho scoperto che questa parola deriva dal latino dignus, che ricalca la parola greca axios che significa contemporaneamente degno e assioma.
Un assioma è un’asserzione, una verità evidente ed implicita, che prescinde da qualsiasi dimostrazione. E questa è la nostra dignità: quell’intima e indimostrabile nobiltà del nostro esserci e che non dipende da alcuna scelta, azione o qualità.
Quando ci riconnettiamo con la nostra dignità, ci accorgiamo che non abbiamo nulla da nascondere di noi stessi, nulla che non vada. Possiamo percepirla nel corpo come una postura, non rigida, ma che sottolinea una scelta e una decisione di essere fedeli a sé stessi, così come si è. E’ respiro più profondo e calmo, occhi che guardano la realtà per quello che è.
E’ accettazione profonda di sé che ha poco a che vedere con l’approvazione; perché l’approvazione ha comunque sempre a che fare con dei giudizi, seppur positivi.
Quando riusciamo a contattare la nostra intrinseca dignità ci muoviamo verso la vita più coraggiosamente, anche pronti a ricevere i colpi o le critiche, ma con quell’energia vitale e con quella forza che deriva dall’essere tutt’uno con sé, con i propri talenti e i propri limiti.
Serve del tempo per cercare la dignità dentro di sé, perché se no è solamente un pensiero, una rappresentazione mentale.
Io uso spesso l’espressione coltivare; sì, perché a volte il seme della nostra dignità non ha ricevuto la giusta e continuativa cura.
Magari lo abbiamo confuso con l’orgoglio, o il bisogno di approvazione, a volte addirittura con un senso di superiorità da cui è un attimo precipitare in quello di inferiorità!
Vorrei concludere con una frase di Aristotele che dice: “La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli.”